Il titolo della mostra prende spunto dal nome proposto per l’era geologica in cui viviamo e che si distinguerà agli occhi degli studiosi del lontano futuro per le tracce impresse nella roccia dall’attività umana. In questi dipinti non vi sono esseri umani, ma ognuno degli oggetti raffigurati porta i segni dell’intervento delle mani o dei corpi umani, una sorta di antropocene in scala domestica.
"Caro Justin, sentivo il bisogno di scrivere qualcosa a proposito del tuo ultimo quadro, il letto, che ho, fortunatamente, fotografato. Per me, per il mio sguardo, per quello che io vedo e cerco nell'arte, oppure trovo senza sapere di averlo cercato, questo è un quadro come non ne nascono tanti al mondo. Ha un suo respiro, una sua vita propria, un suo spasmo interiore pur nella sua immobilità materica. Possiede un suo Spirito. Mi ha toccato, e mi tocca ancora se lo guardo in fotografia, nel profondo. Le piccole ombre che si stagliano nei microanfratti fra una pennellata e l'altra, che contribuiscono spontaneamente insieme al poco grigio impastato nel bianco a rendere le pieghe e la verità del groviglio arruffato delle lenzuola e del cuscino, la prospettiva meravigliosamente purificata, efficacissima nella sua incredibile semplicità della struttura in legno, il nero di sfondo, qui sì, necessario, incombente nella sua sorda ottusità, piccolo spazio assoluto da cui non si può fuggire... Se non come Spirito, appunto. Ecco forse dove i miei sensi e la mia anima, inconsciamente, addirittura arrivano a commuoversi: nel tuo letto abbandonato, nella sobrietà e solitudine di questa immagine io percepisco una vibrazione di energia che è tanto più forte e misteriosa in quanto ne viene, in apparenza, negata la visione... E mi sorprendo a ricordare nella storia dell' arte, e nelle immagini della mia mente, un tema, una meta ambita da rappresentare : il sepolcro vuoto, la Risurrezione. E mi sento toccato nel profondo, e sorpreso, nel mentre che constato, stropicciandomi gli occhi , che no, in realtà qui mi trovo nella stanza, davanti al letto del mio amico Justin."
- Giorgio Casari
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